La cappella della Madonna di Loreto a Lanzo Torinese

 NOTE STORICO-ARTISTICHE  a cura di Alberto Morella



LE ORIGINI

 La cappella dedicata alla Madonna di Loreto è situata poco lontano dal centro storico di Lanzo, verso nord, nella regione detta anticamente delle Braide. Fu costruita nel 1618 per iniziativa dei Gesuiti, con il concorso della popolazione locale e dei Savoia-Este, signori di Lanzo. 

All’origine del tempietto lanzese non c’è alcun avvenimento miracoloso, come nel caso dei coevi santuari valligiani, ma unicamente la sincera richiesta di protezione alla Vergine. Anche se una testimonianza del 1695 mette in relazione la costruzione con la presenza di “alcuni animali che metevano spavento ai passagieri”, in realtà le puntuali cronache dei Gesuiti mettono in luce ben altri pericoli che incombono sulla povera popolazione lanzese, stretta in una morsa di guerre e pestilenze nei primi decenni del Seicento.


I GESUITI

La Compagnia di Gesù, ordine fondato nel 1540 da Ignazio di Loyola, è presente in Lanzo dal 1610, con una Missione affidata a due Padri. Sono proprio loro a descrivere il 1617 come un anno di fatiche straordinarie “per occasione dei soldati di varie nazioni venuti ad alloggiare in diversi tempi in queste terre”. Parlano di infermità infinite, di malattie maligne e contagiose che “mettevano le persone fuori di sé, qualcuno al primo giorno che n’era tocco. E tanti se ne sono ammalati, che difficilmente si trovava una casa che ne sia rimasta libera. Moltissimi sono morti, massimamente capi di casa…E tal sorta di infermità è andata attorno sin adesso che siamo in ottobre”. 

Si inserisce quindi su questo sfondo cupo, di miseria e disperazione, l’idea “di dare nuovo eccitamento alla Pietà di quei popolani” con la costruzione di “una nuova chiesa che fosse in tutto simile alla S. Casa della Madonna di Loreto per attirare sopra tutta la valle l’aiuto di Dio e la protezione della Vergine”. Paladini della Controriforma, i Gesuiti difendono con zelo la devozione per la Virgo Lauretana e per la S. Casa di Nazareth, intorno alla quale esattamente da 150 anni, nelle Marche, si sta costruendo il celebre Santuario.

 

POPOLANI E SIGNORI

“Quando i Padri esposero questo progetto al popolo di Lanzo, fu uno scoppio di unanimi applausi. Poi tutti accorsero al luogo destinato alla fabbrica e cominciarono a portare colà chi ferro, chi legnami, chi calce…. Si diedero ad ammucchiare sabbia e pietre, che si prendevano dalla riva di un torrente vicino, e a tal fatica vollero concorrere non solo la bassa gente, ma anche uomini e donne di ceto signorile e gli stessi fanciulli”. 

Dal 1577 al 1723 signori di Lanzo sono gli Estensi. Lo sono divenuti a seguito del matrimonio tra Filippo D’Este e la figlia del duca Emanuele Filiberto, Testa di Ferro, Maria di Savoia che porta in dote Lanzo e la Castellata. Nel 1618 Signore di Lanzo è il marchese Sigismondo I D’Este presso il quale soggiorna spesso la cugina Margherita di Savoia, duchessa di Mantova e Monferrato, esule a seguito della morte del marito Francesco IV Gonzaga. Come ricorda anche la lapide murata all’interno del portico, “a dare un fondamento più solido a questa nuova Chiesa concorse la Serenissima Principessa Margarita di Savoia. Essa, per la sua pietà singolare verso la madre di Dio, volle che con gran pompa e concorso di popolo se ne ponesse a suo nome la prima pietra benedetta con solennità e a sue spese fece collocare nella Chiesa una preziosa statua della B. Vergine”.

 

LA FESTA E IL CULTO

Dopo appena tre mesi di intenso lavoro la chiesetta è terminata e sono poste le basi per il porticato. Il 15 agosto 1618, festa dell’Assunta, si apre al culto con la celebrazione della Messa. “Vi intervenne il popolo ed il Clero di Lanzo processionalmente sotto varie croci e gonfaloni col Signor Vicario…. Fu così grande il concorso di popolo che solo una piccola parte poté entrare nella Chiesa. Bisognò pertanto alzare un altare posticcio dinnanzi alla facciata perché la gente distesa per le campagne circostanti potesse assistere comodamente al Divin Sacrificio”. 

“È cosa da destare meraviglia il vedere quanta moltitudine vi concorra per devozione in tutti i tempi dell’anno ma più specialmente nelle feste dedicate alla Vergine. E quanto la stessa Beatissima Vergine si mostri liberale nel dispensare ogni genere di grazie ai suoi devoti si può arguire dall’innumerevole moltitudine di voti che nella chiesa sono appesi”. 

La sagra affonda forse le sue più remote radici nella concessione, risalente al 1469, di una fiera annua di otto giorni, a beneficio dell’intera Comunità lanzese, proprio in occasione della festa della Natività di Maria l’8 di settembre. Così la nuova chiesa e la Madonna Nera di Loreto diventano occasione di rinnovamento e di richiamo per una tradizione che dura ancora oggi.

 

 LA CAPPELLA

La cappella, concepita secondo la tipologia della Santa casa di Loreto, quindi con porta di ingresso laterale e finestra opposta all’altare, è circondata da un porticato, che completa l’edificio, fin dalle sue origini. L’uso di racchiudere entro spazi protetti le costruzioni sacre si spiega sia per ragioni legate al culto, come alcuni riti processionali, sia per esigenze pratiche come l’accoglienza dei fedeli. In Val di Lanzo ne restano, come significativo esempio, la Madonna degli Olmetti, il Santuario del Collombardo e quello di Sant’Ignazio, anche se in quest’ultimo caso il portico venne successivamente chiuso, come a Lanzo.

Il portale d’accesso al vestibolo è la parte più curata dell’edificio. Quattro semicolonne tortili introducono l’ingresso. All’esterno, fra giochi di linee ed elementi decorativi, si innalza un elegante frontone che culmina nella statua della Madonna con bambino, a sovrastare l’ampia scritta dedicatoria in latino e italiano. All’interno, l’angusto spazio fra il raffinato cancello in ferro e il muro della cappella, dotato di sole finestre secondo il modello lauretano, si struttura con una cupola munita di lanterna, come a ricordare la solennità di una domus che si apre ad accogliere il divino attraverso i tre gradi mistici rappresentati da colonne, tamburo e cupola.

Verso la fine dell’Ottocento l’interno del sacello è stato ampliato con la sistemazione del corridoio e la costruzione di un nuovo altare, per far spazio alla sacrestia. Nel contempo si provvedeva ad arricchire di marmi la nicchia sopra l’altare, le lesene e la balaustra.

 

IL TORRIONE

Misterioso e possente appare l'edificio che da sempre affianca la Chiesetta. Torre medioevale o casa colonica? Eremo o ricovero per pellegrini? Di certo le due costruzioni, il torrione e il luogo di culto, come anche il pozzo scavato nel mezzo, si accompagnano fin dalle origini, quasi a completarsi nel rispondere ad esigenze sia pratiche che spirituali. L'intenzione progettuale è probabilmente di costituire un centro, organico ed autosufficiente, come elemento importante dell'organizzazione territoriale della Compagnia di Gesù, sulla via che da Lanzo conduce al Santuario di S. Ignazio. A Loreto i Padri gesuiti perfino risiederanno per qualche anno, a partire dal 1630, ma ben presto torneranno a stabilirsi all'interno del borgo lanzese. Tuttavia già nel 1653 dovranno lasciare definitivamente Lanzo, in ottemperanza alla Bolla di Papa Innocenzo X che aboliva i piccoli conventi con meno di sei religiosi.

 

LA MADONNA NERA

Le Madonne Nere, venerate in numerosi Santuari e Cattedrali sparsi in ogni parte del mondo, sono tra le più antiche immagini della Vergine Maria. Nel tempietto lanzese la presenza della Madonna nera si giustifica anzitutto per l’evidente richiamo alla tradizione lauretana che lo caratterizza fin dalle origini. D’altra parte non è certo un caso che il più celebre santuario mariano in Val di Lanzo, il Santuario di Forno Alpi Graie in Val Grande, sia ispirato allo stesso modello rappresentativo, che gode di rinnovata fortuna proprio in epoca controriformista. 

 La diffusione delle Madonne nere in Occidente avviene comunque a partire soprattutto dal Medioevo. Si tratta di una tipologia iconica, di probabile origine mediorientale, dove il volto scuro, oltreché per le condizioni ambientali e per i materiali utilizzati, si spiega certamente in termini simbolici. Anche il richiamo alla possibile influenza di arcaiche ritualità precristiane rafforza la devozione mariana ancorandone le radici alla spiritualità originaria. Una religiosità remota, eppure attuale, che si nutre di realtà semplici e naturali, quali il ritmo delle stagioni e degli astri che scandiscono il tempo, il miracolo del cibo e della vita, il mistero dell’oscurità che si trasfigura in luce. Tutti elementi attesi e invocati dalla protezione, accogliente e misericordiosa, della Vergine Madre, la Mediatrice in cui rifulge la bellezza dell’amore che salva. 

LA MODERNA VIA CRUCIS

Dal 2007 il Santuario di Loreto custodisce una nuova preziosa testimonianza di storia lanzese, qui offerta all’ammirazione di fedeli e visitatori. Si tratta della Via Crucis che dal 1964 abbelliva la cappella del Collegio salesiano di Lanzo. Le quattordici stazioni, nell’efficace interpretazione dello scultore verbanese Carlo Rapp (1932-2021), sono scandite attraverso un profilo lineare continuo, diviso in due sezioni, per un totale di circa ventidue metri. L’opera, collocata sulle pareti esterne del sacello, lungo i due lati del porticato, costituisce un significativo esempio di felice incontro fra arte e spiritualità. 

 

Bibliografia essenziale

Ines POGGETTO, Pagine di storia lanzese. La cappella e l’Abbadia della Madonna di Loreto in Lanzo dal 1600 ad oggi, Lanzo Torinese, 1989, Società Storica delle Valli di Lanzo XLII

Fulvio MICHELOTTI (a cura di), Pagine di storia lanzese. La cappella e l’Abbadia della Madonna di Loreto in Lanzo. Nuovi studi, Lanzo Torinese, 2018, Società Storica delle Valli di Lanzo CXXXVII